Cetta:
Ciao Valentina! Come stai? Ancora in tour? Ti va di rilasciarmi un intervista
per il blog? Mi piacerebbe pubblicare qualche info sulle tue doti artistiche e
sulla danza butho! Giusto?
Valen:
Ciao Cetta, la danza si chiama Butoh (o Butô) -
lo trovi scritto in questi diversi modi a causa della traduzione
fonetica che viene dai due Kanji che compongono la parola.
Hehe, mi fa strano che mi dici “intervista”,
d’altra parte non sarebbe la prima! Mi fa piacere!
Cetta:
Perfetto allora partiamo con le domande: Mi interessa sapere un po’ del tuo
curriculum artistico, qual è stato il tuo percorso formativo che ti ha spinto
fuori fino alla Spagna? Il tuo incontro con la danza Butoh; La tua esperienza
in Spagna e Valencia; la tua passione per il Butoh e la riscoperta del tuo corpo;
Chi sono stai i tuoi maestri e le tue tournée in Europa; Pensi un giorno di
ritornare e magari essere tu il Maestro?
La
mia formazione
Valen: Ho
iniziato la mia formazione “artistica” presso l’accademia di Belle Arti di
Palermo, ma mi sono laureata presso l’Università UPV di Valencia (España), dove
ho concentrato sempre di più la mia ricerca multi-disciplinare verso la performance
e la scoperta del corpo come mezzo primario di espressione artistica.
Il
mio incontro con la danza butoh è stato nel 2002 a Palermo, dove ho
conosciuto Sayoko Onishi New-butoh. In seguito ho intensificato i
miei studi con maestri come: Yoshito Ono, Marie Gabrielle Rotie, Atsushi
Takenouchi (jinen butoh), Yuko Ota, Imre Thormann (butoh & noguchi), Gyoehi
Zaitsu, Ken Mai… ed altri ancora.
A
Valencia ho iniziato le prime collaborazioni: con Ars Xikanda e la sala Saltamontes,
dove ho organizzato i primi workshop intensivi internazionali, invitando alcuni
dei miei maestri ed artisti internazionali, ma dove ho anche condotto i miei
primi laboratori di danza butoh dal titolo “Paisaje Interior”; ancora ho
collaborato con l’atelier d’arte SportingClub Russafa (espai de les arts contra les arts) dove
ho cominciato a danzare ed organizzato incontri ed eventi relazionati a questa
disciplina.
Infine
mi sono ritrovata a vivere tra Spagna, Italia ed in Francia dove ho iniziato
una collaborazione con il coreografo iraniano
Mehdi Farajpour, direttore della compagnia Orian
Theatre; e dove ho anche fondato la compagnia Mangeur de Lune insieme a
Frédéric Le Salle.
La mia esperienza in Spagna
Durante gli anni a Valencia
mi sono sempre sentita come a casa, grazie al carattere accogliente della gente
e l’ambiente fortemente stimolante all’università ho potuto imparare molto
velocemente la nuova lingua.
In seguito a causa di un
grave incidente durante gli studi ho avuto tempo di digerire la danza ad un
livello più interiore. Immobilizzata in un letto, durante il mio primo ricovero
in ospedale, dove sono rimasta un mese, ho avuto modo di meditare profondamente
il corpo. Ho imparato a scrivere con la mano sinistra e passavo intere giornate
a “disegnare” la danza e trascrivere i miei pensieri sull’idea di
comunicazione. Da questi quaderni sono nati dei progetti di danza come “Fiore
capovolto”, “Caperucita red-hand”. Reintroducendomi alla società dopo un
lunghissimo periodo di recupero mi ritrovai a danzare da sola, nessuno con cui
confrontarmi, nessuno con cui “crescere” e condividere.
Le numerose operazioni
chirurgiche subite durante un periodo di quasi tre anni e l’intenso programma
di riabilitazione durante il primo anno dopo l’incidente, non mi hanno permesso
di viaggiare ed allontanarmi da Valencia, per continuare la mia formazione o
anche solo per visitare la mia famiglia in Sicilia. È stato così che ho
cominciato la mia attività come n a n a
e :: production e ad invitare altri artisti a Valencia.
In quel momento il butoh era
ancora quasi sconosciuto a Valencia, ho cominciato quindi con una vera e
propria introduzione.
Ai miei studenti cerco di
trasmettere con semplicità quello che era in realtà un lavoro fisico più
intenso, molti degli allievi si avvicinavano al butoh per la prima volta ed
alcuni non avevano l’abitudine a nessun tipo di allenamento fisico. Cerco
quindi di adattare una preparazione basica evitando lo sforzo muscolare,
aumentando invece il livello di coscienza del corpo in profondità e le
caratteristiche personali di ognuno di loro. In modo tale che nessuna
difficoltà fisica personale potesse significare un “limite” nella loro idea di
”espressione” e di danza. A questo scopo mi sono stati molto utili la
conoscenza di alcune discipline: Ginnastica Noguchi, Chi Kung e Yoga,
provenienti dall’insegnamento dei miei maestri, come Sayoko Onishi, ed Atsushi
Takenouchi.
Per quanto riguarda la danza
ho cercato di trasmettere loro come attraverso il butoh potevano scoprire un
mondo nuovo, cambiando ordine alla struttura del corpo e delle cose, per
scoprire un modo nuovo di “essere” e di sentire nel momento presente.
La mia passione per
il butoh
Personalmente attraverso il
butoh ho riscoperto la gioia di dialogare con il mio corpo in relazione ad
altri corpi, dialogando con lo stesso spazio, con il pavimento, una stanza, la
terra ed il resto degli elementi della natura, attraverso il mio stato
interiore. Ho scoperto soprattutto un modo nuovo di accogliere l’altro, nella
danza e nella vita. Un nuovo modo per
comunicare e per condividere. Il contatto ha preso adesso per me un
sapore diverso, con una consapevolezza maggiore dei limiti, personali ed
altrui, in assenza di giudizio.
I
miei Maestri
Ogni maestro che ho
incontrato nel mio percorso di crescita mi ha portato a scoprire un aspetto
diverso ed ognuno fondamentale della danza butoh. Un incontro veramente
importante per me resta l’incontro con Yoshito Ohno a Palermo, quando venne in
occasione dell’ inaugurazione della “New Butoh School” fondata dalla mia prima
insegnante Sayoko Onishi nel 2005. I pochi giorni di stage con lui mi sono
sembrati un lungo percorso di lavoro ed ancora oggi ricordo perfettamente ogni
esercizio, ricordo le storie che ha condiviso con noi, niente allenamento
fisico, solo riflessioni sulla vita quotidiana e come questa era cambiata e con
essa le nostre abitudini e l’uso del corpo nella società attuale. In quel
momento il butoh non è piú stato solo un “mezzo” per me, ma è divenuto un modo
nuovo di osservare la vita, una finestra dalla quale osservare il mondo da un
altro punto di vista e con un’altra “qualità”.
Oggi gran parte del mio
lavoro è influenzato soprattutto dalla ricerca e lo studio che ho avuto modo di
esplorare con Atsushi Takenouchi. Ho passato gli ultimi 5 anni accompagnando
Atsushi nelle sue residenze estive in Toscana, dove la mia presenza è diventata
quella di un’ assistente, dovendo tradurre per gli studenti in altre lingue ho
imparato a mantenere la concentrazione a vari livelli, traducendo durante gli
esercizi e le improvvisazioni, durante la danza. Anche questo è stato per me un
grande e fruttuoso allenamento.
Cosí come evoca la sua danza
“Jinen butoh” sono convinta che il nostro modello e maestro principale sia la
stessa NATURA.
Con NATURA, non intendo solo
la natura “organica”, ma anche quella “artificiale”e quella umana come aspetto
sociale ecc. Osservare la natura delle cose è diventato per me un allenamento
fondamentale. Questa credo che sia una caratteristica comune di tutti i
danzatori butoh e non solo, credo che sia la caratteristica di molti artisti
che hanno la sensibilità necessaria per osservare ogni aspetto dell’essere
umano, della vita, della natura. Da qualche anno mi interessa osservare anche
come nei vari periodi storici alcuni aspetti siano immutati o come se ne siano
sviluppati altri.
Viaggiando
e danzando
Nel mio ultimo assolo “So(S)ciety” osservo le difficoltà che
un individuo affronta nel dover integrarsi ad una realtà sociale che è in
continuo ed incessante cambio, la pressione che riceviamo dall’esterno è, per
alcuni individui, insostenibile e nell’affanno di adattarsi, conformarsi,
riciclarsi, a volte succede che si perdano e che si allontanino da se stessi e
dalla propria natura, al punto da “sfigurarsi”. Questo continuo adattarsi e
spostarsi costantemente, al ritmo richiesto oggi dalla nostra realtà sociale, è
divenuto ormai un “deformarsi”, niente di più lontano da quello che “siamo”
veramente, niente di più alienante !
Con questo ultimo assolo di
danza butoh ho viaggiato e danzato molto tra la Spagna, l’Italia, la Germania,
la Svizzera e la Francia. La prossima data è prevista proprio qui a Lyon, dove
vivo adesso, per Settembre.
Ti ringrazio Cetta, per
avermi permesso di fermarmi un attimo ad osservare le orme del mio percorso e
condividerlo con voi.
Cetta:
Grazie
a te Vale! Per un momento mi sono vista catapultata accanto a te! E ti ho visto
danzare!!!In questi giorni mi sono un po’ documentata sulla danza butoh ed
effettivamente non mi sono mai chiesta nulla sul mio corpo, sulla mia mente e
sui miei movimenti! Credo che questa danza esprima tutto ciò che noi ci
chiediamo e che a volte non troviamo risposte! Mi piacerebbe molto un giorno
che tu con il tuo gruppo vi esibiste qui a Belmonte magari allo stagnone!
Valen:
Cetta...grazie !
Sono contenta che il butoh ti faccia sognare un pò.. a me tanto.
Sono contenta che il butoh ti faccia sognare un pò.. a me tanto.
Un abbraccio… e spero a
presto di ritorno tra voi per una visita.
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