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giovedì 3 ottobre 2013

IL GREGARIO ED IL CAMPIONE


Riceviamo e pubblichiamo un articolo sul ciclismo romantico quello che ancora oggi, se vogliamo, riusciamo a scorgere come un sottile raggio di sole tra la nebbia del doping. L'articolo è stato scritto dal nostro collaboratore Valentino Sucato, conduttore televisivo di programmi sportivi.
Buona lettura! 
Cetta Greco

Noi cronisti e con noi i tifosi, siamo portati, come giusto che sia, ad esaltare i grandi campioni, sia del passato che attuali, attraverso anche una iconografia, che, spesso, diventa leggenda. Così, un semplice scambio di borraccia o un bacio alla fede nuziale sotto una tormenta di neve – per di più  mentre si taglia un traguardo che ti porta oltre il mondo dei comuni mortali - può diventare simbolo di un ciclista o dell’intero movimento  ciclistico e in altri casi, addirittura, anche simbolo di un periodo storico.

Il tempo spesso è galantuomo, ma non sempre. Infatti, con il passare degli anni, l’immortalare un campione esaltandone le gesta, non ripaga la storia stessa di quel successo né quanti si sono resi protagonisti di quella vittoria. Ho intervistato Gimondi, il cui essere galantuomo è noto a tutti coloro che amano il ciclismo e alla mia domanda sui suoi gregari, egli ha “mitizzato” tutti  i suoi “fratelli in bici” che hanno condiviso con lui, momenti esaltanti e momenti di sconforto, come giusto che sia nel duellare sportivo.
Nel ciclismo, sbaglia, quindi, chi parla di sport individuale.
Basta chiederlo a Polifemonibali!
Vincenzo, oggi, più che mai, può affermare “urbi et orbi” che il suo successo, epico ed  entusiasmante, è figlio di un lavoro di squadra che pianificato saggiamente dall’ammiraglia,  ha prodotto un risultato che affonda le proprie origini nel ciclismo stesso.
Proviamo a pensare all’epopea di Paolo Tiralongo.
Paolo ha trasformato il suo Giro in una prova di resistenza contro il destino e le sue forze perfide che su lui si sono scatenate provocando dolori e  sofferenze.
Proviamo, quindi, a pensare cosa sarebbe stato, per Polifemonibali, un Giro senza Paolo Tiralango; al solo pensiero di non essere scortato da Paolo, forse, la mente avrebbe fatto percorsi negli abissi ombrosi della psiche, trasformando le pianure in montagne e le montagne in inferno; eppure, il fidato Paolo è rimasto lì insieme ai suoi fratelli, su quelle strade trasformate in campi di battaglia,  dove ogni parola di conforto o di incoraggiamento detta in attimo di sconforto, debolezza, appannamento, può far varcare il limite delle soglie umane trasformando le ultime energie residuali in serbatoi infiniti di coraggio.
Una vittoria non è mai figlia del caso, e non è un … caso che chi ha vinto il Giro o il Tour, abbia avuto sempre una squadra, fedele, compatta, con pedalata univoca verso la stessa linea del traguardo.
Lo stesso vale per gli altri scudieri che hanno scortato Polifemonibali, verso il traguardo infinito che lega l’uomo alla bicicletta. Ogni campione ha la squadra che merita così come ogni gregario ha il capitano che merita. Due equazioni, una sola sostanza: il Ciclismo epico è sempre stato e lo sarà sempre sentimento, forza, emozione, fatica, fedeltà, intelligenza, rispetto e lealtà.
Basta uno “sguardo” di un compagno al momento giusto e nella pendenza giusta a trasformarti il cuore in un motore: quello sguardo, che solo il gregario possiede che ti penetra nel sangue generando eroi. 

Valentino Sucato
Misilmeri - Pa




















































































































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