Buona lettura!
Cetta Greco
Noi cronisti e con noi i tifosi, siamo portati, come giusto che sia, ad esaltare i grandi campioni, sia del passato che attuali, attraverso anche una iconografia, che, spesso, diventa leggenda. Così, un semplice scambio di borraccia o un bacio alla fede nuziale sotto una tormenta di neve – per di più mentre si taglia un traguardo che ti porta oltre il mondo dei comuni mortali - può diventare simbolo di un ciclista o dell’intero movimento ciclistico e in altri casi, addirittura, anche simbolo di un periodo storico.
Il tempo spesso è galantuomo, ma
non sempre. Infatti, con il passare degli anni, l’immortalare un campione
esaltandone le gesta, non ripaga la storia stessa di quel successo né quanti si
sono resi protagonisti di quella vittoria. Ho intervistato Gimondi, il cui
essere galantuomo è noto a tutti coloro che amano il ciclismo e alla mia
domanda sui suoi gregari, egli ha “mitizzato” tutti i suoi “fratelli in bici” che hanno condiviso
con lui, momenti esaltanti e momenti di sconforto, come giusto che sia nel
duellare sportivo.
Nel ciclismo, sbaglia, quindi,
chi parla di sport individuale.
Basta chiederlo a Polifemonibali!
Vincenzo, oggi, più che mai, può
affermare “urbi et orbi” che il suo successo, epico ed entusiasmante, è figlio di un lavoro di squadra
che pianificato saggiamente dall’ammiraglia, ha prodotto un risultato che affonda le
proprie origini nel ciclismo stesso.
Proviamo a pensare all’epopea di Paolo
Tiralongo.
Paolo ha trasformato il suo Giro
in una prova di resistenza contro il destino e le sue forze perfide che su lui
si sono scatenate provocando dolori e sofferenze.
Proviamo, quindi, a pensare cosa
sarebbe stato, per Polifemonibali, un Giro senza Paolo Tiralango; al solo
pensiero di non essere scortato da Paolo, forse, la mente avrebbe fatto
percorsi negli abissi ombrosi della psiche, trasformando le pianure in montagne
e le montagne in inferno; eppure, il fidato Paolo è rimasto lì insieme ai suoi
fratelli, su quelle strade trasformate in campi di battaglia, dove ogni parola di conforto o di
incoraggiamento detta in attimo di sconforto, debolezza, appannamento, può far
varcare il limite delle soglie umane trasformando le ultime energie residuali in
serbatoi infiniti di coraggio.
Una vittoria non è mai figlia del
caso, e non è un … caso che chi ha vinto il Giro o il Tour, abbia avuto sempre
una squadra, fedele, compatta, con pedalata univoca verso la stessa linea del
traguardo.
Lo stesso vale per gli altri
scudieri che hanno scortato Polifemonibali, verso il traguardo infinito che
lega l’uomo alla bicicletta. Ogni campione ha la squadra che merita così come
ogni gregario ha il capitano che merita. Due equazioni, una sola sostanza: il Ciclismo
epico è sempre stato e lo sarà sempre sentimento, forza, emozione, fatica,
fedeltà, intelligenza, rispetto e lealtà.
Basta uno “sguardo” di un
compagno al momento giusto e nella pendenza giusta a trasformarti il cuore in
un motore: quello sguardo, che solo il gregario possiede che ti penetra nel
sangue generando eroi.
Valentino Sucato
Misilmeri - Pa
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