Riflessioni: Sono
davvero tanti i quotidiani fatti di cronaca che ci parlano di violenza fisica,
psicologica ed economica perpetrata sulle donne, una violenza drammatica che
cela scenari di vita terrificanti, dove i silenzi diventano trappole, catene da
cui è impossibile liberarsi, ma che nello stesso tempo diventano rifugio da se
stessi e dagli altri. Silenzi che possono e devono essere infranti, perché non
si può rimanere immobili di fronte a questo costante massacro…ma credo bisogna
agire, la collettività deve farsi protagonista attiva di un cambiamento
culturale; un cambiamento che non relega più la donna ad un ruolo subordinato,
che non fa più della donna un “oggetto da picchiare”, che non fa più della donna
un oggetto da usare e gettare, che non vede più la donna come capro espiatorio
su cui sfogare tutte le proprie frustrazioni e fragilità, ma che decostruisce
gli stereotipi di genere e ne riconosce il valore in quanto essere umano al di
là del sesso uomo/donna.
Oggi sono molti gli interventi che vengono messi in
atto dai servizi competenti per la presa in carico della vittima e del
maltrattante, che tutelano i minori che spesso sono vittime di una violenza
assistita o che mirano a far prevenzione
sul territorio coinvolgendo le nuove generazioni, ma questo non basta, perché
di fronte ad una problematica sociale rilevante come quella della violenza
sulle donne bisogna scuotere le nostre coscienze e non aspettare il 25 novembre
per gridare con voce unanime NO ALLA
VIOLENZA SULLE DONNE, ma quotidianamente abbiamo il dovere di denunciare,
intervenire e coltivare il seme della speranza, fiduciosi che qualcosa possa
cambiare.
Dott.ssa
Dorotea Pileri (Pedagogista, educatrice presso Casa Tartaruga).
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