PALERMO
- Ha deciso di farla finita. C'è riuscito dopo avere fallito la scorsa estate
un primo tentativo di suicidio. Giuseppe Pizzo si è impiccato con un lenzuolo
alle sbarre di una finestra del carcere Pagliarelli di Palermo. Da alcuni mesi
era da solo in cella. Un episodio inquietante che aveva messo in allarme i
familiari dell'uomo, 58 anni, di Belmonte Mezzagno, accusato di avere ucciso e
bruciato il corpo di una giovane prostituta nigeriana.
Il suo legale, l'avvocato Mimmo La
Blasca,
aveva presentato due istanze di scarcerazione. Una dopo il primo gesto insano e
l'altra dopo un'accidentale caduta avvenuta nel carcere di Termini Imerese.
Pizzo era precipitato giù dalle scale riportando diverse fratture. Entrambe le
istanze sono state rigettate dal Tribunale del Riesame che ha ritenuto le sue
condizioni psichiche compatibili con il regime carcerario e necessarie per
garantire le esigenze cautelari.
Il prossimo 10 gennaio sarebbe
iniziato il processo.
Davanti ai giudici della Corte d'assise Pizzo si sarebbe dovuto difendere
dall'accusa di omicidio. Era stato arrestato nel maggio scorso, sei mesi dopo
il macabro ritrovamento del corpo Nike Favour Adekunle, nigeriana di 21 anni,
bruciato e abbandonato in contrada Marraffa nelle campagne di Misilmeri. I
sospetti si sono concentrati su Pizzo, operaio incensurato. La ragazza, una
delle tante prostitute che vendono il proprio corpo tra i viali del parco della
Favorita, era scomparsa il 15 dicembre. Alcune connazionali si erano subito
preoccupate. L’ultima cella agganciata dal suo cellulare alle 11.00 riconduceva
al territorio di Misilmeri. Poi più nulla. Fino al ritrovamento del cadavere
carbonizzato.Il giorno della scomparsa, la ragazza era stata vista salire a bordo di un Pick-up nero di un cliente sconosciuto. Non lontano dal luogo dove è stato trovato il cadavere c'era la casa di Pizzo, rimasto coinvolto nel 2001 in una brutta storia di rapina ai danni di un'altra prostituta nigeriana condotta in quella casa e derubata. Per questa vicenda Pizzo, però, era stato assolto. Convocato in caserma, Pizzo aveva respinto ogni accusa. Nelle macchie di sangue trovate dai carabinieri nella sua macchina c'era, però, il Dna della giovane nigeriana.
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